L’ordine di protezione europeo non decolla

Quali effetti concreti ha prodotto la direttiva 2011/99/UE sull’ordine di protezione europeo? E’ stato realizzato l’obiettivo di garantire la protezione alle vittime in tutto lo spazio Ue? A queste domande prova a rispondere lo studio dello European Parliamentary Research Service (PE 603.272, EPRS_STU(2017)603272_EN) diffuso a settembre 2017 che si propone di fare il punto sull’attuazione negli Stati membri di uno strumento considerato indispensabile per tutelare le vittime sul territorio Ue, senza che sorgano ostacoli tra gli Stati membri. Lo studio, curato da diversi autori, oltre a verificare l’applicazione nello spazio europeo e le diversità esistenti tra i Paesi Ue, in gran parte dovute a modifiche apportate durante il recepimento (in Italia avvenuto con il decreto legislativo n. 5 dell’11 febbraio 2015), scandaglia il rapporto tra tale strumento e altri atti Ue adottati nell’ambito della cooperazione giudiziaria penale. In via generale, la maggior parte degli Stati ha designato come autorità emittente la Procura. I dati raccolti non sono, però, confortanti soprattutto considerando le potenzialità di questo strumento ai fini della protezione delle vittime, in particolare donne. E’ vero che alcuni Stati non hanno ancora attivato un registro centrale, ma si contano solo 4 ordini di protezione emessi dalla Spagna, 2 dal Regno Unito e 1 dall’Italia, quest’ultimo con destinazione Romania. Ancora troppi, poi, i problemi linguistici con alcuni Stati (Italia, Germania e Grecia) che accettano l’ordine di protezione solo se tradotto nella propria lingua.

V. il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/protezione-delle-vittime-senza-confini-nello-spazio-ue-con-il-dlgs-di-attuazione-della-direttiva-201199.html

Nessun commento

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *